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ACQUA INFORMATA E OMEOPATIA.
Omeopatia e immissione di informazioni nell’acqua.
Pur rappresentando a tutti gli effetti una via alternativa alla medicina tradizionale e nonostante la sua notevole diffusione e la quantità non trascurabile di seguaci, sia tra la categoria dei pazienti che dei medici, l’omeopatia rappresenta una branca del sapere piuttosto incline a suscitare reazioni controverse. Come sappiamo, il campo d’indagine dell’omeopatia è rivolto alla totalità dell’individuo e non strettamente alle caratteristiche tipiche del morbo da cui lo stesso è affetto. Il principio base di azione dei rimedi omeopatici verte in somministrazioni di dosi bassissime atte a generare fenomeni simili a quelli che sarebbero i sintomi tipici della malattia. La principale critica rivolta dalla comunità scientifica alla medicina omeopatica prende come bersaglio l’eccesso di diluizione e l’assenza di prove scientifiche comprovanti l’effetto positivo di un rimedio. Eventuali effetti benefici ottenuti attraverso i rimedi omeopatici sarebbero invece da ascriversi al particolare rapporto instaurato con l’omeopata e quindi da attribuirsi alla condizione di effetto placebo. Premesso che non è nostro scopo fomentare polemiche o assumere posizioni radicali su discipline o scuole/dottrine di sorta, quanto invece avvicinare i lettori a potenziali strumenti di supporto che lavorino sinergicamente con gli aspetti migliori della medicina tradizionale, riteniamo che ostracizzare l’omeopatia attraverso affermazioni “liquidatorie” sia un’espressione di cocciutaggine intellettuale molto più orientata verso l’arroccamento che verso l’integrazione tra i vari rami della conoscenza e i preziosi risultati che si otterrebbero con una collaborazione fattiva. Nella fattispecie, grazie a quanto emerso dagli studi sulle memorie dell’acqua sviluppati in questi più recenti decenni da eminenti scienziati (fisici, ingegneri e medici di riconosciuto prestigio internazionale, che di certo non è corretto tacciare di “approccio patologico” alla scienza) quali sono coloro che più volte abbiamo nominato all’interno di questo sito, riteniamo non più ammissibile continuare ad ignorare l’apporto complementare di discipline “altre” a ciò che potrebbe portare, se non soluzioni nette, certamente un significativo miglioramento in quegli ambiti in cui farmacologia e biochimica subiscono purtroppo ancora oggi sconfitte e fallimenti. Ciò che viene definito normalmente come eccesso di diluizione, ovvero la “presenza insignificante/infinitesimale” di sostanza all’interno della soluzione del rimedio omeopatico -perché questa è la ricorrente contestazione generalmente opposta dagli esponenti della farmacologia e della medicina allopatica ai colleghi medici omeopati-, alla luce delle rivelazioni prodotte dall’elettrodinamica quantistica, troverebbe significati pieni non più relegabili in quello sconosciuto campo di rimozione che è quello che viene definito tutt’ora come “effetto placebo”.
Data la capacità intrinseca dell’acqua, sotto determinati stimoli, di assumere coerenza e di recepire informazioni di carattere elettromagnetico, non dovrebbe più stupire come soluzioni ad altissima diluizione arrivino a generare nell’organismo effetti terapeutici, dato che i segnali elettromagnetici trasmessi dalla materia non dipendono dalla sua quantità. Grazie alle tecnologie sviluppate sulla base degli studi di elettrodinamica quantistica condotti da Giuliano Preparata, Emilio del Giudice, Luc Montagnier e diversi altri (vedi tecnologia White®, Quech-Phisis etc) si è visto come sia possibile riuscire a potenziare e rendere molto più compatibile con le esigenze dell’organismo tutto ciò che in esso viene introdotto sotto forma di cibi, bevande, rimedi e farmaci, smorzandone effetti disarmonici, blandi e/o collaterali. Indurre coerenza alla materia vivente e di conseguenza all’acqua, che ne è il principale costituente, laddove l’avesse in parte persa, significa alleggerire la materia donandole il massimo stato di organizzazione possibile garantendo così il minimo dispendio energetico. Indurre coerenza significa indurre ordine. Indurre ordine significa contenere il disordine elettromagnetico e la sua formazione ed organizzazione biologica: la malattia.