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ACQUA INFORMATA.

Come si passa dalla fisica teorica alla fisica quantistica e cosa fa avvicinare le molecole per generare una reazione.

Ma quali altri tipi di fenomeni intervengono a favorire o scatenare una perfetta reazione chimica? E’ corretto analizzare una reazione chimica ricorrendo solo alla branca della scienza che le è propria, o possiamo affidarci anche ad altre discipline per indagare le zone inesplorate momentaneamente lasciate in sospeso? A seconda del punto di osservazione che ci si è scelti per andare ad indagare i fenomeni della natura, si dovranno leggere risposte adeguate alla chiave di lettura che si è definita come principale decodificatrice. Ciò non esclude che diverse altre chiavi possano però apportare un valore aggiunto. Aiutandoci con una metafora linguistica, sarà più semplice spiegare questo concetto. Supponiamo di voler parlare e scrivere una lingua straniera in maniera assai disinvolta e di avere il desiderio di riuscire a maneggiarla e comprenderla con la maggiore aderenza possibile. Certamente, per ottenere un risultato di questa portata, dovremo intraprendere per anni uno studio serratissimo delle regole grammaticali e sintattiche tipiche di quella lingua, nonché tuffarci quotidianamente in quella che è la conversazione fluente in quell’idioma. Ma volendo veramente penetrare i misteri di questa materia, si potrebbe decidere, in aggiunta, di affrontare lo studio comparato delle influenze generate dalle lingue antiche da cui quella medesima lingua deriva. Questo approccio ci rivelerebbe tutta una serie di connessioni che, senza questa immissione di dati esterna, sarebbero rimaste infruttuose. Non avremmo perciò mai potuto innestare sui nostri studi linguistici una tecnologia accessoria utile ad un significativo accrescimento di livello nella conoscenza della lingua scelta.

Così il mondo e le dinamiche della natura e della vita sono indagabili sotto diverse prospettive, anche simultanee, senza per questo incorrere in conflitto tra la parti. Laddove una determinata branca della scienza non arrivasse oppure scegliesse per il momento di non indagare, potrebbe arrivare in soccorso un’altra disciplina a fornire spiegazioni e a colmare, sotto una diversa prospettiva ugualmente valida, il trascurato intervallo di studio. Nel caso delle reazioni biochimiche che sono alla base dei processi della vita e della loro perfezione di esecuzione, si è ricorso proprio alla fisica quantistica per studiare come le molecole vengano a contatto le une con le altre al fine di scatenare reazione chimiche perfette, campo d’indagine che precedentemente non aveva ricevuto risposte soddisfacenti. Per comprendere appieno questa dinamica si è reso perciò necessario considerare le molecole di una reazione chimica non più da un punto di vista strettamente chimico, ma anche da un punto di vista fisico, cioè in relazione alle cariche che sono in grado di emettere e di conseguenza al campo elettromagnetico che ne deriva. Nella visione tipica della fisica quantistica, sia i corpi materiali che i campi elettromagnetici fluttuano spontaneamente grazie a quello che siamo soliti definire vuoto quantistico, che altro non sarebbe che quella cosa che sta tra molecola e molecola, non essendo divisibile da esse. Questo vuoto garantirebbe il propagarsi della fluttuazione coinvolgendo altre molecole che verrebbero ad interagire nell’oscillazione. Diversamente, nella concezione tipica delle fisica classica, che grossomodo raggruppa tutte quelle teorie della fisica formulate fino al XX secolo prima dell’avvento di Max Planck, i corpi erano concepiti come isolati dagli altri ed inerti nella loro passività, capaci di produrre attività solo nel caso che venisse loro impressa una forza esterna (visione assai limitante e poco adeguata a spiegare le dinamiche della vita, che è attiva per definizione e non ama stare ferma). L’interpretazione offertaci invece dalla fisica quantistica è sinergica e prevede un coordinamento tra corpi che fluttuano spontaneamente attraverso il vuoto (che è sostanza dalla quale non possono essere separati) e che garantisce che la fluttuazione venga trasmessa anche agli altri corpi, che sono, nel nostro caso, le molecole. Se con la fisica classica occorreva l’intervento di una forza esterna a far sì che venisse provocato un avvicinamento tra una molecola e l’altra e a far funzionare l’antenna generata dalle cariche della molecola stessa, nella visione quantistica le molecole che fluttuano e che fanno fluttuare a loro volta le altre, metterebbero in atto una sorta di sincronizzazione diffusa prodotta in condizioni specifiche di temperatura e numerosità. Soddisfatte queste condizioni sincroniche, le molecole diverrebbero COERENTI nella loro oscillazione ritmata sulla medesima frequenza andando a generare un campo elettromagnetico autonomo. Questa tipologia di COERENZA sarebbe responsabile dell’attrazione delle molecole le une con le altre. Ecco perciò spiegato, dal punto di osservazione di una differente branca della scienza, l’aspetto mancante riguardo alla perfezione di incontri delle molecole coinvolte nelle reazioni chimiche. Fatta tutta questa premessa e una volta compreso il cambio di direzione provocato dalla visione della fisica quantistica, per quale motivo ci serve capire questa dinamica? Ci serve comprendere tutto questo per focalizzare la nostra attenzione una volta per tutte sul ruolo fondamentale che l’acqua riveste all’interno delle reazioni biochimiche e non più dal singolo punto di vista restrittivo del suo ruolo in qualità di solvente. In questi ultimi decenni, è stato scoperto e misurato che le molecole d’acqua sono in grado di produrre un campo elettromagnetico oscillante ad una determinata frequenza che, di conseguenza, andrà ad attrarre molecole risonanti con la stessa frequenza, scatenando la reazione chimica che deriverà da quell’incontro. In seconda istanza la reazione chimica prodotta andrebbe a rilasciare energia che re-influenzerebbe di nuovo il campo magnetico (provocando in esso una mutazione della frequenza delle oscillazioni) che attrarrebbe nuove molecole ad innescare una ulteriore reazione. Questo meccanismo susseguente sarebbe perciò responsabile della formazione di un perfetto ciclo biochimico in cui verrebbero coinvolte solo le molecole biologiche dotate di frequenza risonante con quella dell’acqua: in altre parole, solo quelle che servono, visto che, tra l’altro, in natura esistono sì centinaia di aminoacidi, ma che parimenti le proteine degli organismi viventi sono composte di soli 20 tra questi (cioè quelli che hanno capacità di risuonare con l’acqua).

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